lunedì 22 giugno 2020

VECCHIO FRASSINO



VECCHIO FRASSINO

Caro Vecchio Frassino, venerdì scorso passando per caso “in cima alla Pontara”, con mia grande sorpresa non ti ho più trovato. Al tuo posto, un  plateatico di colore giallo con funzioni molto diverse dalle tue.
Mi è stato detto che eri molto ammalato: saresti stato sconfitto da una malattia che ti aveva colpito all’interno. 
Facendo delle ricerche ho scoperto che avevi oltrepassato la soglia dei 100 anni, eri stato  spettatore di due Guerre Mondiali e sopravvissuto alla tempesta Vaia. Negli ultimi mesi ti sarai chiesto perché le strade attorno a te fossero diventate deserte.
Tutti gli abitanti del nostro paese, dai più piccoli ai più anziani, ti hanno sempre guardato come una presenza fissa, proprio come guardano le loro montagne. Ma il tuo destino era segnato e noi non lo sapevamo.
Per te che hai accompagnato le nostre piccole vite avrei organizzato volentieri una  cerimonia di commiato, se proprio non era possibile tenerti e festeggiarti in vita con la stessa riverenza che riserviamo ai nostri nonni centenari.
Ora forse ti troverai con  il nostro Abete di Natale a cui, per diverso destino, furono riservati o onori che l'hanno reso famoso al mondo.
In fondo, anche le vicende che riguardano gli alberi non sono poi così diverse da quelle degli uomini.
Che tristezza! Ci hai visto, gioire, piangere, nascere e morire sempre in silenzio, senza mai fare un commento fuori luogo. E anche oggi, forse, se potessi dirci un’ultima cosa, ci diresti che lo spettacolo deve continuare.


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