giovedì 2 giugno 2016

VIAGGI TRA LE MEMORIE DELLA GRANDE GUERRA

ESCURSIONE: VIAGGI TRA LE MEMORIE DELLA GRANDE GUERRA
CORNO DEL COSTON (M. MAJO) PASSANDO PER QUOTA 1425

Inizio dell'escursione dal Passo della borcola:dalla cava oggi dismessa, quota 1180.
Si sale il ripido pendio che in 45' porta a Sella Mandriela e per tratto infido, in breve, alla Valle del Lovo. Attraversata la valle, il sentiero continua a mezza costa, quasi pianeggiante, passando, con qualche tratto esposto, alcune vallette sotto ripide pareti fino alla Valle Pailecche. Dopo una serie di tornanti, si giunge alla Selletta in prossimità del Ponton di Pruste (quota 1425 - ore 2 circa).
Visita alle postazioni testimoni delle aspre battaglie tra Alpini e Kaiserjager nel luglio 1916.
L'itinerario prosegue sfruttando trincee e camminamenti in forte pendenza fino all'erbosa Valgrande. Per prato, ma sempre ripido, si guadagna la sella dove si incrocia il sentiero 511 (quota 1620 - ore 3 dall'avvio). Possibilità di visitare la postazione del Corno del Coston. Proseguendo per cresta (sentiero 511) si giunge al bivio con il Sentiero Europeo E5 in prossimità del Monte Borcoletta (quota 1760). Per questo sentiero si scende al Passo della Borcola e alle auto.

CAPOGITA : Massimo Sperotto 
ACOMPAGNATORE : Bruno Boriero





QUOTA 1425 DI MONTE MAJO - BREVI CENNI STORICI

16 giugno 1916. Verso le ore 18.30 il Generale Conrad riceve l’ordine di cedere altre due divisioni per il fronte russo e di passare, sull’intera fronte delle Prealpi Vicentine, alla difensiva.
La Strafenexpedition è finita! Inizia a questo punto la controffensiva italiana con particolare accanimento contro il Passo della Borcola. Le perdite sono ingenti e i risultati scarsi. Finalmente il 4 luglio, con azione audace, gli Alpini del M. Suello, salendo per la Val Grande, riescono a conquistare i roccioni che sovrastano contra' Griso e ad attestarsi sulla forcella di quota 1234. Rimane però saldamente in mano austriaca quota 1425: un conoide che sbarra il passo alle nostre truppe.
A questo punto il Maggiore Vittorio Emanuele Rossi, (futuro Generale, le cui spoglie riposano ora sul M. Pasubio vicino alla chiesetta di S. Maria a Selletta Comando, in prossimità delle Sette Croci) comandante del Battaglione Alpini Monte Berico, convoca i suoi ufficiali per elaborare il piano d’attacco. Le mitragliatrici, poste sui roccioni di quota 1234 e coadiuvate dai cannoni di piccolo calibro, spareranno a zero sulla trincea nemica permettendo così agli Alpini di avvicinarsi ed entrare in contatto. A questo punto le nostre armi alzeranno il tiro quel tanto che basta per permettere l’irruzione.
Ore 16 del 13 luglio, in pieno sole, il Sottotenente Giovanni Rambaldini (6° Reggimento 93° Compagnia) con i suoi uomini, muove all’attacco accompagnato dal gracidìo rabbioso delle mitragliatrici amiche che, appostate sulle rocce di quota 1234, sparano a zero su quota 1425.
Lo storiografo Gianni Pieropan scrive: “al sole di luglio le montagne scottano ed il cielo si liquefa ed avvampa”. – Il Tenente Pirro Marconi scrive: “pieno giorno; un ripido e nudo costone senza riparo precede la meta […]. Le mitragliatrici ricamano la cima; così gli assaltatori arrivano incolumi fin sotto una roccia […]” - Il Tenente Luigi Regazzola scrive: “in pieno sole, il S. Tenente Rambaldini col suo plotone, iniziò la scalata […], il plotone giunse alle ultime rocce […] nell'attimo, in cui le mitragliatrici alzavano il tiro e i primi uomini balzarono sul nemico, un urlo salì dal Battaglione […]Savoia – Savoia – Savoia!”.
Quando il S.Ten. Rambaldini giunge a ridosso della trincea le nostre armi alzano il tiro, perché gli Alpini del Berico possano scavalcare. Il sottotenente con le mani congiunte fa leva ed issa il caporale Giacobbe che, agguantato il bordo della trincea, si rovescia dentro, subito seguito dal Rambaldini, dal caporal-maggiore Chilese, dal caporale Munari e via via dal resto del plotone che trasformato in un gruppo di forsennati, annienta l’intero presidio e scaraventa morti e feriti tra i Kaiserjager giù per la Val Pailecche (lungo la quale stanno arrivando iFanti del 79° Brigata “Roma”).
Alle prime ombre della sera la postazione è saldamente nelle mani dei nostri Alpini. I Kaiserjager però non demordono e durante la notte sferrano un violento contrattacco prontamente respinto dai nostri. Nei giorni seguenti gli attacchi nemici si susseguono. Nel frattempo gli Alpini stremati e ridotti di numero, basti pensare che nella sola giornata del 13 ebbero ben 300 uomini fuori combattimento, vengono sostituiti dai Fanti del IV/86° Brigata “Verona” e 220° Brigata “Sele”. Purtroppo la sera del 21 l’ennesimo attacco dei Kaiserjager, guidati dal Cadetto del 4° reggimento, Walter Huckl, hanno la meglio sui Fanti del 85° e del 86° e quota 1425 ritorna definitivamente in mano austriaca. Per queste azioni il S.Ten. Rambaldini verrà decorato con la medaglia d’argento mentre l’Alfiere Huckl con la medaglia d’oro.
Gli Italiani sono costretti a rimanere a quota 1234 e non saranno più in grado di mettere piede su quota 1425, anzi l’anno dopo dovranno abbandonare anche questa posizione. Il 19 maggio 1917 la forcella di quota 1234 è attaccata e conquistata dal Sottotenente Josef Runge (3° Reg.) che, alla testa dei suoi 28 Kaiserjager, riesce ad avere la meglio sul presidio italiano. Le perdite italiane assommarono a 58 dispersi: per questo Cadorna ordinò un’inchiesta e l’aspirante ufficiale fu deferito alla corte marziale, mentre il comandante del VI/79° ebbe 30gg. di arresti in fortezza.
Una targa in cemento si trova nella forcella a ricordo di questi drammatici fatti d'armi.
I Kaiserjager rimasero su queste posizioni, nonostante gli attacchi italiani, fino alla fine della guerra.




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